Rivoluzione estinta nella gravità pubblica
2024, performance e installazione; Palazzo dei Capitani del Popolo, Ascoli Piceno, Italia
Esami istologici con tessuto umano contenenti cellule tumorali.
Stendardi di una civiltà locale, prossima, lontana e sconosciuta.
Camminate ellittiche in piazza con manufatti in archeologia sperimentale.
Rivoluzione estinta nella gravità pubblica è un’opera che si costituisce nell’immagine dell’estinzione, composta da protesi di materie lontane e prossime, microscopiche e macroscopiche. Nell’idea di rinunciare all’esperienza di un’opera che si completa in una volta sola, in un unico momento e in un colpo d’occhio. L’obiettivo è di concedere alla pluralità il tentativo di proporre l’estinzione come iperoggetto. Nel titolo le parole sono bifronti, con significati espressi in entrambe le forme.
Uno dei frammenti dell’opera è composto da due ragazze in lunghi abiti neri in piazza che percorrono rivoluzioni con il loro corpo. Nella piazza principale della città si aggirano, si avvicinano, s’incontrano, si allontanano, attraversano i passanti e si imitano. Impugnano armi forgiate con tecniche antiche che simulano la forma di antiche civiltà locali, prossime, sconosciute e lontane. Abitano lo spazio in un semplice percorso fatto di ellissi. Il suono dei respiri delle due ragazze proviene dalla facciata del Palazzo dei Capitani e irradia la piazza. Il respiro iniziale è disciplinato e composto fino a evolversi articolato e amorfo. I gesti e i movimenti richiamano la resa, la fine.
Dalle finestre del palazzo 3 lunghi stendardi neri espongono tre frasi in antichi caratteri Piceni: “Un guerriero valoroso”, “nella via di mezzo riposa”, “qui giace l’immagine”. Il testo è stato ricavato dai pochi reperti di questa civiltà, che sono per la maggior parte stele funerarie. La civiltà Picena è tra le più sconosciute e tra le più contingenti. Il cortocircuito si risolve nella lenta processione delle performer in piazza, ora vicine ora lontane.
La fine si insinua in altre schegge dell’opera. Nell’installazione un proiettore a diapositive mostra mappe organiche violacee. Un microscopio pubblico di una intimità non solo epidermica ma muscolare, nervosa, ossea e adiposa allo scopo di esaminare la metastasi microscopica dell’estinzione. Reali esami istologici sono proiettati sulla parete e le cellule che possono aver causato la fine sono in mostra. Il lutto si compone nuovamente con gli stendardi, prima pubblici ora privati, in questa nuova dimensione la cerimonia si conclude di una camera ardente scomposta in cellule.
Performer: Giorgia Fagotto Fiorentini, Beatrice Leonardi
Armi in archeologia sperimentale concesse dal Picenworld Museum
sostenuto dal Premio Sparti
photo credit: Eleonora Cerri Pecorella