Salvatore Crucitti ☼ Gloria Zeppilli

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Duhen drut të bëhet zjarri - Serve legna per fare il fuoco

Ujët, dheu, zjarri - L’acqua, la terra, il fuoco

2024, installazione video, Spazio Arberia, Pallagorio (KR), Italia

Il titolo “Duhen drut të bëhet zjarri - Serve legna per fare il fuoco” introduce un'installazione video che esplora tematiche legate alla cultura e all'identità della comunità arbëreshe di Pallagorio. Attraverso tre video, l'installazione affronta il tema dello spopolamento, della siccità culturale e della possibile perdita del patrimonio, sia materiale che immateriale, di questa antica comunità. I video presentano tre paesaggi simbolici: fuoco, terra e acqua, che diventano lo sfondo per rappresentazioni rituali tipiche della cultura arbëreshe, tra cui il ballo, il canto e il suono delle campane. Queste espressioni culturali, che tradizionalmente riflettono la vitalità e la coesione della comunità, sono però presentate in uno stato di progressiva disintegrazione. Il ballo della vagha, una danza collettiva simbolo di unità, si dissolve gradualmente, trasformandosi in un ballo solitario. Emblematico di una comunità che, nonostante le resistenze, si sta sfaldando. Analogamente, l’antico canto funebre Asteriòni, che una volta era corale, si riduce a una sola voce. Infine, Pietro, il suonatore di campane, continua a suonarle ogni giorno per mantenere viva la memoria del suo popolo che “*quando per monti e per piani si effonde*”1, ricorda ai figli di Pallagorio, ovunque essi siano, il legame profondo con la loro terra d’origine.



Era - Il vento

2024, performance, Pallagorio (KR), Italia

Tanti autori in passato hanno condannato la sete del nuovo, tante opere hanno annunciato la tempesta che arriverà. Oggi la tempesta è arrivata e forse anche passata. Ci rimangono le macerie, i residui di un passato che ci appare arcaico. La rabbia si è trasformata in rassegnazione nelle nuove generazioni. Riprendere in mano il passato è diventato la missione dei pochi, di chi decide di desiderare un futuro con il proprio passato. L'opera ha la forma di un dispositivo relazionale. La necessità è stata quella di costruire un dialogo tra gli stessi abitanti, tra chi è presente e chi è altrove. Questa impossibilità di esserci diventa la materia prima del progetto. Abbiamo raccolto lettere da chi è fuori e di chi è dentro. Questi pensieri verranno letti da alcuni membri della comunità in pubblico davanti a tutti. L'opera si serve di schegge biografiche per arrivare a un senso comune a un sentire del sottosuolo. Per rendere visibili le crepe di questo terremoto. Un lenzuolo a terra viene segnato dagli anni di chi è stato fuori. Il lenzuolo viene segnato con legno carbonizzato degli incendi di questa regione. L'incendio è diventato parte del paesaggio, se ne vedono le cicatrici nere sulle montagne. Di questo incendio, ne usiamo i resti per lasciarne un segno.



Supportato dalla residenza artistica Radici-Rënjët.


Ujët, dheu, zjarri - L’acqua, la terra, il fuoco, installazione video






Era - Il vento, performance